Street Boulder, uno sport ovunque

La città è piena di mura, colonne, campanili, strutture che possono essere guardate, ammirate, aggirate

[et_pb_fullwidth_image src="/wp-content/uploads/2018/10/terracina-street-boulder-10.jpg" _builder_version="3.0.91"]La città è piena di mura, colonne, campanili, strutture che possono essere guardate, ammirate, aggirate. Eppure le stesse strutture posso essere usate per correre,  saltare, scalare! Sì, perfino scalare. Prende sempre più piede, come una moda, come un pensiero forte, l’urban climbing, l’arrampicata in città. È ormai uno sport, e oggi, grazie alle numerosissime gare in giro per l’Italia, si può praticare legalmente. Ma non è stato sempre così. Lo street boulder, parola che meglio mostra la discendenza di questa pratica dall’alpinismo, nasce come illegale. Viene dalla nobile arte dello scalare le montagne, dove l’uomo e l’altezza misurano la comprensione l’uno dell’altro. Dove i tuoi limiti sono messi alla prova: i muscoli, la pazienza, la resistenza. La misura dello spazio. Dove saltare, quando farlo.  A quale appiglio tenersi. Ne andava della vita stessa.  

La città come roccia

Per il “Climber Urbano”, la città è un complesso di forme irregolari; luoghi e spazi da interpretare ed  Affrontare come si affronta la natura e la montagna. Saltare sulle sue strutture, scalare un palazzo o una parete attrezzata individuata per l’occasione. Trasformare l’esistente in un’occasione per misurare se stessi. Concepire le architetture come linee che salgono, rientranze, luoghi per mettere le mani. Trasformare questa visione in un insieme di azioni concrete: Prendersi cura dei piccoli dettagli, magnesite per tenere le mani salde, scarpette che possano aderire alle superfici e tenermi saldo. Vedere finalmente la città per quello che è. Forme. Spazio. Luoghi in cui posso esistere. Verticali che posso scalare.  

Eroi

Nomi che forse non vi diranno niente. I nostri eroi non sono sulle riviste patinate. Non sono mai stati al centro della scena, il loro volto non è su nessuna maglietta con nessuna frase famosa. Eppure hanno fatto gesta che pochi possono perfino pensare di ripetere. Geoffrey Winthrop Young era un alpinista. Nel 1895 scalò la Cambridge University. Un palazzo era una montagna, deve aver pensato. Una parete è una parete. Ecco che la città appare improvvisamente con occhi diversi. Harry H. Gardiner. Detto Human Fly. La mosca umana. Senza uno speciale equipaggiamento a partire dal 1905 scalò più di 700 palazzi in Europa e in Nord America. George Polley a partire dal 1910 ne scalò più di duemila. Fu arrestato nel 1920 al trentesimo piano del Woolworth Building. John Ciampa, detto il fantasma volante, o il Tarzan di Brooklin. Tra le tante imprese nel 1947 scalò per intero l’Astor Hotel di New York City. Fino a Spider Dan. Dan Goodwin, detto anche Skyscraperman. Sono numerose le sue imprese negli anni ‘80. Grattacieli di cento piani, scalati come fossero montagne ripide, sfruttando interstizi e rientranze minime. La Sears Tower, il John Hancock Center a Chicago. Il Word Trade Center a New York, La CN Tower a Toronto per il programma Stan Lee’s Superhumans (il grande creatore di supereroi della Marvel, proprio lui). I nostri sono eroi che non sono da meno di quelli di fantasia. Uomini che ci appaiono senza paura.  

Lo Street Boulder oggi

Se fino ai primi anni duemila praticare una qualsiasi forma di Street Boulder era considerato illegale e veniva praticato al riparo da occhi indiscreti, Dal 2006, anno in cui nella città tedesca di Colonia si svolse la prima gara autorizzata, sono diverse le competizioni che si svolgono ogni anno in giro per il mondo. Anche in Italia il movimento dell’Urban Climbing ha cominciato a venire allo scoperto nei primi anni duemila, e  dal 2008 si trovano gare e competizioni che non hanno nulla da invidiare a nessuno. Anche solo guardandole ci si innamora. E se già si pratica l’arrampicata, e si ha la curiosità di sperimentarla anche in città, non si può non provare.

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